Rimini | Spese tribunale, interrogazione Petitti e Arlotti contro tagli ai rimborsi
In Italia c’è una legge del 1941 che carica sui Comuni in cui ha sede un Tribunale, e quindi anche su Rimini, una serie di spese gravose, tra cui custodia dei locali, manutenzione, illuminazione, riscaldamento, provviste di acqua, riparazione dei mobili, spese per i registri e gli oggetti di cancelleria. “Fino allo scorso anno, pur con sempre crescenti ritardi, le spese sostenute e debitamente rendicontate dai Comuni, venivano rimborsate in percentuali che sono andate da un minimo dell'85 per cento alla quasi integrale copertura dei costi”, spiega il deputato del Pd Emma Petitti.
Ora invece “lo schema di dpr “Regolamento per la disciplina della concessione di contributi per le spese di giustizia ai Comuni", in cui si stabilisce in particolare che il contributo che verrà corrisposto ai Comuni per le spese di gestione degli uffici giudiziari sarà determinato sulla base di costi standard riducendo inoltre l'acconto al 50% (non più il 70%), costringerebbe gli enti locali a farsi carico di spese per materie delegate, iscrivendo a bilancio rimborsi che oggi vengono tagliati a consuntivo”, spiega Petitti che proprio per questo motivo ha firmato assieme al collega Tiziano Arlotti un’interrogazione al ministro Anna Maria Cancellieri per chiedere di rivedere la bozza di regolamento.
“Per il Comune di Rimini, che sostiene mediamente spese per il Palazzo di Giustizia per circa 1,2 milioni, significherebbe 800 mila euro di riduzione dei rimborsi”, spiegano i deputati riminesi che chiedono “quindi di modificare lo schema di dpr che provocherebbe ulteriori numerosi problemi alle casse dei Comuni sede degli uffici giudiziari; di dotare il fondo di ulteriori risorse per garantire la copertura finanziaria totale del rimborso; e se il ministero abbia effettuato una stima circa l'ammontare effettivo del debito nei confronti dei Comuni sede degli uffici giudiziari”.